“Stè che dire….non ti offendere ma a me non piace proprio. È pieno di quello che provi te per lui ma niente di quello che era realmente. Della serie se uno non lo conosce non ci capisce molto.”
Ho ricevuto questo messaggio in relazione al mio post di “saluto” su Azzedine Alaïa e non solo non mi ha offeso, ma mi ha dato lo spunto per dire chi sono.
Io non sono un giornalista di moda, non scrivo i miei post per fare informazione “classica”, non sono uno che vuole sembrare quello che non è. Ho sempre detto che sono una persona che scrive di moda, scrivo di una mia grande passione ma lo faccio a modo mio, con il mio stile, cercando di far uscire solo quello che una determinata sfilata, campagna, performance, collezione, suscita in me.
Mi piace leggere le firme vere, quelle serie e decisamente di qualità … penso ad Antonio Mancinelli, penso a Simone Marchetti a Cristina Manfredi a Michela Zio alle riflessioni di Maria Luisa Frisa, al sapere fondere arte e moda di Clara Tosi Pamphili e ovviamente di Stefano Guerrini – mio mentore e amico – .
Un po’ come Harry Potter sono semplicemente Stefano e amo dire la mia su Dapasserella, un progetto in cui credo, che ha una sua storia, che mi ha dato e mi dà grandissime soddisfazioni, mi ha permesso di capire molto di più di questo complicatissimo sistema che è diviso da una linea sottilissima tra essere un mondo artistico e un’industria; che alimenta i sogni di milioni di persone nel mondo e dà da mangiare ad altrettante persone.
Non so se blogger si possa ancora dire o se è un termine desueto – qua te distrai un minuto e sei Jurassico – ma è quello che sono.
Quando nel 2002 ho aperto il mio primo blog credevamo che queste nuove piattaforme andavano riempite di pensieri liberi da logiche redazionali, che in qualche modo fossero liberi.
Sganciati ma paralleli ad un sistema “istituzionale” fatto di riviste come Vogue, Marie Clarie, Elle ecc ecc.
Forse perchè sono anzianotto ancora ragiono così, scrivo quello che penso e penso quello che scrivo.
Quando scrivo non penso mai di voler istruire – al limite incuriosire – ed ecco perchè di Alaïa, ad esempio,
non mi ha interessato far vedere quanto ne sapessi della sua storia e della sua importanza ampiamente sottolineata ovunque ma ho puntato più a cosa quel nome suscita in me.
Ho citato James Bond e il personaggio di May Day perchè quando l’ho vista la prima volta negli anni’80 ne rimasi folgorato e quando alla fine nei titoli di coda ho letto “additional wardrobe for Grace Jones Azzedine Alaïa” ho cercato di scoprire chi fosse. Era evidente che se aveva un titolo di coda dedicato si trattava di qualcuno di importante. Con gli strumenti molto limitati del tempo a poco a poco ho cercato di scoprirlo.
Penso sempre che dare stimoli più che nozioni sia il vero modo di far circolare la cultura. Le nozioni, la storia, sono fondamentali, ma devono essere precisi, devono essere raccontati e divulgati da chi ne ha gli strumenti e nei luoghi preposti.
I giornalisti fanno questo ed è giusto che siano loro a farlo. Poi ci sono quelli come me che raccontano la stessa cosa ma in modo diverso partendo da sé per creare curiosità nella speranza che chi non conosce sia tentato di colmare quel vuoto.
Dapasserella si è sempre mosso e si muoverà sempre così. Quindi se un pezzo è pieno di ciò che provo lo trovo in linea con l’obiettivo che mi sono posto.
Sperando vi piaccia ovviamente!
*Le immagini della gallery sono dell’allestimento della seconda edizione di “Fashion On Paper” di Altaroma